Non ci sono soltanto i due giovani vandali che venerdì pomeriggio sono stati visti giocare con alcune pietre dell’Arco di Augusto. A deturpare il monumento simbolo della città romana di Rimini, assieme all’imponente ponte di Tiberio, sono anche l’incuria, l’assenza di educazione ambientale e il totale spregio per la storia. Si tratta del più antico arco romano esistente, che segna l’arrivo della via Flaminia e la partenza via Emilia, in piedi dal 27 a.C. in perfette condizioni. Ma dopo oltre 2 mila anni è lo stesso uomo a guastarne integrità e bellezza, facendo quel che non hanno fatto avvicendamenti storici, guerre e intemperie. Ai frammenti di pietra che si trovano nelle due buche ai lati dell’arco, fortunatamente non tutti conseguenti all’inciviltà dei due ragazzini avvistati l’altro giorno, si mescolano bottiglie, confezioni di merendine, cartacce, piccoli segnali di incipiente incuria a cui il comune e la polizia municipale cercano di far fronte da tempo. Il più grave degli episodi recenti risale a un anno fa quando una coppia di turisti ha iniziato a picconare i mattoncini per portarseli a casa come souvenir. Il passaggio sotto l’arco però è così frequente e lo scenario così bello che si è deciso di lasciarlo totalmente accessibile, in ogni sua parte. Forse però qualche monito più chiaro potrebbe limitare i danni.