19 Maggio 2019
Chiesa di San Fedele Milano
Wolfgang Amadeus MOZART(1756-1791)
Concerto per violino e orchestra n.4, K 218 (1775)
Anna Maddalena Ghielmi, violino
Orchestra Sacro Monte di Varese
Giovanni Conti, direttore
Concerto per violino e orchestra n.4, K 218 (1775)
Allegro (re maggiore)
Andante cantabile (la maggiore)
Rondò. Andante grazioso (re maggiore)
Mozart scrisse cinque Concerti per violino e orchestra, tutti nel periodo compreso fra l'aprile e il dicembre 1775, quando il musicista diciannovenne si trovava alla corte dell'arcivescovo di Salisburgo. Ciò che è più importante rilevare sta nel fatto che questi Concerti per violino e orchestra risentono l'influenza della musica italiana e di certi analoghi modelli che recano la firma di Nardini, Tartini e Boccherini, autori che Mozart certamente aveva ascoltato nel corso del suo viaggio in Italia avvenuto qualche anno prima e che avrebbe inciso profondamente sulla evoluzione dell'arte del musicista salisburghese. Infatti vi si notano uno stile virtuosistico particolarmente spiccato e una piena valorizzazione delle qualità timbriche del violino, che sono caratteristiche molto diffuse della scuola violinistica italiana del Settecento di derivazione barocca. Totalmente mozartiani sono però la fantasia, la scioltezza con cui si dispone la materia musicale, l'equilibrio formale che trova stimolo e ragione d'essere in un sottile gioco di variazioni sviluppate con magistrale mano di artista, capace di infondere il tocco della spontaneità a tutto quello che affronta. Il musicista dispiega sonorità squillanti, episodi di sottile umorismo e abbandoni affettivi, il tutto accompagnato da quell'ambiguo sorriso che distingue la creatività mozartiana sin dall'epoca giovanile.
Un esempio in tal senso è racchiuso nel Concerto in re maggiore, il cui Allegro iniziale costituisce come un preludio articolato in due temi ben distinti e seguiti dal ritornello. Il primo tema è ripreso dal solista, che poi sviluppa una frase più propriamente violinistica con coloriture virtuosistiche. Dopo un richiamo al secondo tema si giunge alla prima cadenza dello strumento solista sino alla ripresa del dialogo con l'orchestra. L'Andante in la poggia essenzialmente sul solo del violino solista, sorretto con discrezione dall'orchestra, quasi timorosa di sciupare la poetica espressività del canto melodico. Nel Rondò conclusivo il violino solista si espande con libertà di accenti e di movimenti e con suoni elegantemente arabescati: si passa da un Andante grazioso annunciato subito dal violino ad un Allegro ma non troppo dal ritmo leggero e scanzonato per giungere all'Allegretto, così piacevolmente gioioso e ricco di un charme musicale di straordinaria finezza tutta mozartiana. L'orchestra gioca un ruolo di semplice supporto, senza ombra di elaborazione tematica e contrappuntistica.