Ben trovati.
Sabato prossimo  gli studi dei medici di medicina generale della provincia di Pordenone saranno chiusi  al pubblico.
Parteciperanno ad un corso di aggiornamento  che ha come tema principale la  denuncia delle malattie professionali.
Tutti sappiamo che se un lavoratore a causa della sua attività subisce un infortunio sul lavoro va fatta la segnalazione all'INAIL  che, nei limiti di legge, erogherà una diaria per l'inabilità temporanea e una somma una tantum o una rendita se avrà postumi permanenti  che determinano invalidità superiore al  6%.
Riconoscere un infortunio è usualmente semplice.
Meno semplice il discorso relativo alle malattie professionali, che comunque l'INAIL tutela allo  stesso modo degli infortuni. 
Queste infatti  sono identiche a tutte le altre malattie simili, ne differiscono solo perché nella loro insorgenza o aggravamento ha influito  l'attività lavorativa.  Tanto per capirci, il tumore della pleurica è uguale per tutti ma se la persona ha lavorato con l'amianto allora può essere una malattia professionale.  Allo stesso modo potremmo parlare della cataratta dei saldatori o della sordità da rumore dei  tagliaboschi o di chi usava il martello pneumatico (motopic)  e, una volta nei cotonifici o nelle falegnamerie.
Quindi si tratta non solo di saper diagnosticare la malattia ma bisogna anche determinarne la eventuale  causa o la concausa lavorativa.
La questione non nasce adesso, già  300 anni fa ne aveva parlato  Bernardino Ramazzini, un emiliano  poi divenuto  professore di medicina a Padova. Famoso il suo libro De Morbis artificum diatriba
Da allora le malattie sono cambiate, non tanto il metodo per individuarne la causa.
La legge italiana impone a tutti medici che  abbiano sospetto di malattia  professionale di farne denuncia, obbligatamente per  quelle incluse in elenchi  periodicamente aggiornati dal Ministero del Lavoro. 
Per dare un'idea del fenomeno,   all'ASS di Pordenone sono state  presentate -- nell'anno 2012 -  poco più di 200 segnalazioni.  Circa la metà di queste  sono le "nuove malattie"  relative all'apparato  muscolo scheletrico. 
Nel 2010 è stata pubblicata la nuova tabella che include le nuove malattie da lavoro  come quelle dell'arto superiore -- dalla cuffia della spalla al tunnel carpale del polso -- per movimenti ripetitivi o quelle della colonna lombare da movimentazione manuale di carichi. La nuova tabella include anche le malattie da stress lavoro-correlate.
Lodevole l'impegno dell'ordine dei medici, dei medici di medicina generale  e del Servizio di Medicina del lavoro affinchè  le "malattie professionali" non sfuggano alla segnalazione di legge.  
Se tutti  i medici si "accorgessero"  delle malattie professionali dei loro assistiti  avremmo tanti più dati per fare prevenzione, perché le malattie professionali sono prevenibili, ed anche per una maggiore tutela assicurativo-previdenziale dei lavoratori e ed economica delle loro famiglie.
Ben venga quindi la chiusura degli ambulatori per una mattinata se poi avremo più segnalazioni di malattie professionali.  
Infatti  sono ancora tante le malattie professionali che ci sono -- ma che non  vengono   denunciate - questo non fa bene alla tutela dei lavoratori né alla sanità pubblica.